A cura di Danilo Camerini
La disciplina del BIM trova la sua diretta applicazione nella pratica del Facility Management, in quanto è in grado sia di sostenere la corretta gestione dei risultati che di aumentare l’efficacia della gestione del patrimonio e renderla capace di mutare al variare dei cambiamenti del mercato.
Gli indubbi benefici, già ampiamente documentati prodotti dal BIM nella fase di progettazione ed in quella di costruzione, potrebbero facilmente spingersi nella fase di gestione del ciclo di vita dell’opera fisica semplicemente inserendo nel modello tutti quei dati funzionali utili alla gestione fisica della realizzazione. Ciò richiederebbe nella prima fase di realizzazione del modello uno sforzo addizionale ma di peso limitato rispetto a quello che risulta essere necessario per organizzare i contenuti nella fase di post costruzione, senza peraltro raggiungerne gli stessi benefici in termini di immediatezza e disponibilità dei contenuti, in assenza di un collegamento digitale con la componente da trattare.
La completezza del dato inserito, consente così di fornire un valore aggiunto all’intervento di Facility Management non solo a favore dell’operatore di settore incaricato ma soprattutto al Committente, che vedrà monetizzato il proprio investimento iniziale (maggior onere derivante dall’inserimento dati nel modello) in termini di minori costo di esercizio (pianificazione degli interventi), di maggior sicurezza nella gestione del ciclo di vista del manufatto (precisa rilevazione della ubicazione delle componenti malfunzionanti anche in situazione di emergenza), di maggiore trasparenza nelle pratiche di procurement (determinazione atomica delle esigenze, migliore comparabilità delle offerte).
La disciplina del Facility Management beneficerà cosi di nuove competenze nel settore sia per la necessaria interazione evoluta dell’operatore con il modello BIM, ma anche e soprattutto perché gestionali di nuova generazione nel Facility Management dovranno prevedere un’interazione bidirezionale con il BIM, proprio per poter garantire al Committente che i modelli fisico e virtuale rimangano allineati nel tempo al variare delle condizioni di ambiente, grazie all’aggiornamento costante delle base dati di progetto.
Detto scambio bidirezionale potrebbe beneficiare dell’approccio OpenBIM, metodologia che impiega il formato IFC adatto a favorire l’interoperabilità non solo tra applicazioni software di settore ma anche tra applicazioni verticali che potrebbero essere dotate di “connettori” per ricevere e trasmettere informazioni da e verso il modello BIM, con il preciso intento di garantirne una perfetta aggiornabilità e di dotare di “memoria” storica il modello in trattazione.